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a.s. 2010/11 Memoria e Storia della soggettività - Una mattinata con Sergio Bortolani - classe 2°B - prof. A. Castriotta

PDF  Stampa  E-mail  Scritto da Administrator    Venerdì 25 Febbraio 2011 10:02

Nell'ultima settimana di gennaio - nell'ambito della "settimana" della memoria, da me programmata sin dall'inizio dell'anno scolastico per la classe II B della nostra scuola media - ho invitato in aula, per parlare della sua esperienza di vita, Sergio Bortolani, un bolognese "classe 1925".
L'insegnamento della storia, durante l'ultima settimana di Gennaio, è stato da me affrontato assumendo due delle tendenze storiografiche degli anni '80 - '90 del Novecento: la "storia della soggettività" e la "world history".
Il percorso di studio della seconda guerra mondiale è stato, così, improntato ai criteri della tendenza storiografica della World history (intesa non semplicemente come storia globale o mondiale, ma come storia in una prospettiva mondiale) sia perché l'argomento si presta molto bene a tale orientamento, sia per la forte presenza nella mia classe di ragazzi nati altrove o di seconda generazione.
Per quanto riguarda, invece, l'orientamento storiografico della storia della soggettività, ho chiesto l'aiuto del signor Sergio Bortolani, preziosa fonte orale per averci parlato della sua vita compresa tra gli anni  1943 e 1945.
Storia della soggettività, nel caso specifico, ha significato prestare estrema attenzione alla storia di un uomo "concreto", rilevare la sua reazione di fronte a taluni avvenimenti, registrare in profondità sentimenti ed emozioni che Sergio Bortolani ha provato in determinate circostanze.
Si è cercato, in altre parole, di capire le scelte che questo coraggioso uomo ha operato per poter risalire alle aspettative che egli riponeva nelle scelte fatte.
La vita di Sergio Bortolani, nei quasi due anni che vanno dal settembre del 1943 all'aprile del 1945, è stata piena di avvenimenti troppo grandi per un ragazzo di soli diciotto anni: da impiegato nelle ferrovie presso la stazione centrale di Bologna, ritrovarsi catapultato in un campo di addestramento nel sud della Germania, obbligato dal governo della Repubblica di Salò a militare nella Divisione Alpina dell'Artiglieria del Monte Rosa fino alla fuga, assieme al suo compagno Ludovico Redaelli, superando sempre sano e salvo, per sua fortuna e grazie a dei documenti falsificati, i diversi controlli che gli capitava di trovare nella strada di ritorno verso Bologna, verso sua madre, una donna rimasta sola e senza mezzi per sostenersi.
Nelle relazioni prodotte dai ragazzi (piccoli brani di esse vengono letti dai ragazzi stessi nel filmato) si avvertono immediatamente il grande impatto emotivo che questa esperienza ha prodotto in loro, la grande curiosità per questi avvenimenti suscitata da questa fonte orale e gli insegnamenti di vita che indirettamente essi hanno tratto, perché hanno ri-vissuto quella vita grazie alle emozioni ed ai sentimenti di questo grande "soggetto" storico.
Un grazie particolare va al collega Luigi, per la sua generosa disponibilità e per la sua preziosa assistenza tecnico-informatica (è, neanche a dirlo, sua la realizzazione del filmato).
Antonio Castriotta

la durata complessiva del video è di 1 ora e 50 minuti circa, suddivisi in spezzoni di circa 14 minuti.

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Febbraio 2011 11:53